Finalmente è tornato a girare il vinile.

Scritto da il 22 Marzo 2019

La moda è un fenomeno passeggero ma che va e viene: ieri toccava a dischi e musicassette ammettere il proprio declino, a causa di quella novità apparentemente indistruttibile e insuperabile che era il compact disc. Oggi tocca a quest’ultimo: prova ne è la recente chiusura da parte della Sony dello storico – perché tra i primi a produrre, nel 1984, i CD in America – stabilimento di Terre Haute, in Indiana. Addirittura Best Buy, un colosso statunitense della rivendita al dettaglio, dal luglio del 2018 ha ridotto enormemente lo spazio dedicato a questo supporto, adeguandosi alla continua e inarrestabile flessione di vendita.

Cosa sta succedendo? Nel mondo la musica continua ad ascoltarsi e a venire consumata, ma è cambiato decisamente il modo di fruirne: adesso, grazie allo streaming e al download digitale, una canzone può essere goduta o acquistata molto più facilmente e senza la necessità di ingombranti impianti stereo o lettori. Basta uno smartphone. Infatti, dal 2015 la vendita di musica digitale ha superato ampiamente quella del formato fisico.

E allora come si arriva al ritorno del disco in vinile? Partiamo dai dati: quelli americani e inglesi lo confermano chiaramente, ma anche la FIMI dichiara che nel nostro Paese, verso la fine 2017, il segmento del vinile rappresentava quasi il 10% del mercato. Con una crescita del 44% rispetto all’anno precedente.

Le motivazioni possono essere le più diverse: il fatto che il suono riprodotto in maniera meccanica e analogica venga percepito – specie dai puristi – come più naturale, anche grazie alle piccole distorsioni o inevitabili imperfezioni che il tempo lascia sul disco. In realtà una vera e propria differenza causata dalla compressione del formato è difficile da ascoltare, a meno che non si abbia un impianto di altissimo livello.

Sicuramente, allora, c’è una motivazione feticista: il supporto fisico dà l’idea di possedere realmente il prodotto dell’artista preferito. E, quindi, in qualche modo di acquistare anche lui. Inoltre, grazie alle misure di un 33 giri, l’artwork si riappropria del suo senso letterale: la confezione ma soprattutto la copertina dell’album divengono in qualche modo un vero e proprio oggetto d’arte. Anche da esibire sulle pareti della propria abitazione, come dimostrano le cornici a misura di long playing sempre più disponibili nei negozi di arredamento. Del resto, in tante case è tornato a far bella mostra di sé il giradischi. Infine, per chi è nato e cresciuto nell’era di massima diffusione del CD prima e del digitale poi, l’LP rappresenta non un oggetto vecchio ma vintage e dunque ambito.

Qualunque sia il motivo, in ogni caso non possiamo che salutare positivamente il ritorno del vinile: non potendosene sbarazzare con un click, significa che la musica non è poi così usa e getta.


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