BEAT-B (BEATRICE BRUCOLI) Le ragazze di Kabul 

Scritto da il 2 Novembre 2022

Ha 24 anni e vive in Brianza con la musica nel cuore da quando è nata. È DIPLOMATA nell’aprile 2022 al CONSERVATORIO GIUSEPPE VERDI di Milano dove si è laureata dopo aver frequentato il corso di CANTO POPULAR MUSIC.

Ha precedentemente conseguito la MATURITÀ LINGUISTICA.

Parla inglese, francese e tedesco.

Successivamente agli studi liceali ha frequentazione del CORSO DI INSEGNAMENTO DELLA MUSICA DINAMICA presso TEATRO ALLA SCALA.

Attualmente è stata ammessa al corso di perfezionamento per cantanti professionisti alla NAM (Nuova Accademia Musicale) di Milano.

Attraverso le sue canzoni cerca di svelare “un mondo sommerso e giovanile” di cui si parla poco o affatto.

Beat-B infatti, intende i suoi pezzi come strumenti di denuncia del disagio sociale del suo tempo.

Il suo obiettivo è quindi raccontare le inquietudini dei giovani del suo tempo. Sopratutto di quelli che rappresentano una realtà nascosta e lontana dalle immagini stereotipati dei blogger ed influencer ma vicina ad un vero vissuto quotidiano

fatto di insicurezze, disistima, mancate inclusioni, etichette, paure, solitudine.

Nel 2020 la Città di Meda le ha conferito il PREMIO DONNA per il suo impegno

sociale nei suoi testi.

LE RAGAZZE DI KABUL : Il PEZZO

Il brano è dedicato al dramma delle donne Afghane che nell’agosto del 2021 con il ritorno a potere del regime Talebani, hanno perduto diritti e libertà faticosamente ottenuti.

Ma è anche un canto per tutte quelle donne nel mondo, come oggi in Iran, lottano con la vita, per quei diritti e per la propria libertà negate.

Le immagini delle madri afghane disperate che lanciano i loro bambini al di là di un filo spinato nelle braccia dei soldati, la fotografia dell’uomo che si aggancia all’aereo e quella della bimba che dorme nella giacca del Marines

hanno profondamente colpito Beat-B sia come donna che come artista. È difficile Immaginare, che aldilà del mare, possa esistere un luogo dove per una donna sia proibito suonare uno strumento, scrivere una poesia, andare a scuola, in palestra o danzare

La canzone, dunque, parla di Negin, direttrice di Zohra, prima orchestra femminile afghana che ora, con sue musiciste rischia la vita per aver suonato in pubblico.

Racconta dei Landai (versi) di Zarmira, che si diede fuoco dopo aver sussurrato in radio una sua poesia.

Il pezzo è anche un tributo ai murales di Shamsia Hassani, che dipinge sui muri delle case il dolore di donne rappresentandole senza bocca e con gli occhi chiusi, perché tutti sappiano.

Ma vuol essere voce di quel canto che ogni donna e ogni bambina del mondo deve aver diritto di far sentire forte e chiara.


[non ci sono stazioni radio in archivio]